Faro di Roma - In Nagorno Karabakh non è in atto una guerra di religione (di G. Merlicco)
Il premier armeno Nikol Pashinyan si è impegnato a promuovere l’idea che il conflitto in Nagorno-Karabakh sia dovuto a motivi religiosi o culturali, cioè, detto in maniera spiccia, cristianesimo contro islam. Alla stampa europea è arrivato a sostenere che i turchi arriveranno presto a Vienna, se non saranno fermati prima. Ricordare l’assedio di Vienna del XVII secolo serviva, nelle sue intenzioni, a suscitare la solidarietà dei paesi europei, ma anche a nascondere il fallimento del suo governo.
Salito al potere con la promessa di imprimere cambiamenti radicali al paese, di migliorare il tenore di vita della popolazione, Pashinyan non solo non ha mantenuto le promesse, ma ha esposto l’Armenia a un isolamento senza precedenti. Basti pensare alle pesanti critiche nei suoi confronti formulate da numerosi esponenti di spicco della comunità di origine armena della Russia, dal direttore di Russia Today, Margarita Simonyan, al celebre regista Karen Shakhnazarov.
L’Europa ha accolto con un misto di sufficienza e disinteresse le dichiarazioni di Pashinyan. Tuttavia, Baku ha fatto la sua parte per smentire la tesi della guerra di religione. L’Azerbaigian ha infatti solennemente espresso la sua volontà di tutelare il patrimonio culturale cristiano dei territori di cui ha ripreso il controllo. Il 13 novembre, il Ministero della Cultura dell’Azerbaigian ha diramato una dichiarazione, in cui si evidenzia che “in quanto Paese multiculturale e multireligioso, l’Azerbaigian (…) mostra la dovuta attenzione verso la protezione, il restauro e la ricostruzione del proprio patrimonio culturale. La grande comunità cristiana nel nostro paese è parte integrante e attiva della nostra società, i suoi monumenti e luoghi di culto, le chiese, sono completamente protetti dallo stato azerbaigiano e vengono regolarmente restaurati. Non è un caso che durante la sua visita in Azerbaigian nell’ottobre 2016, Papa Francesco abbia elogiato l’Azerbaigian come Paese modello per il mondo in fatto di tolleranza religiosa”.
Negli ultimi 20 anni, lo stato azerbaigiano ha promosso la restaurazione di varie chiese, dalla Cattedrale ortodossa di Jen-Mironosits, alla chiesa armena nel centro di Baku, passando per la Chiesa evangelica luterana a Baku. Alcune sedi di culto sono state invece create ex novo, come il Centro religioso e culturale ortodosso di Baku, l’Eparchia dell’Azerbaigian e la chiesa cattolica dell’Immacolata Concezione, sempre a Baku.
L’Azerbaigian ha contribuito alla protezione dell’eredità cristiana perfino al di fuori dei suoi confini. In Russia ha promosso l’erezione di un monumento al principe Vladimir, nella piazza antistante la chiesa di San Vladimiro ad Astrakhan, in occasione del 1025° anniversario dell’adozione del cristianesimo da parte della Russia. In Francia, invece, Baku ha sostenuto il restauro di sette chiese costruite tra il X e il XII secolo, nel Dipartimento dell’Orne.
Tale opera ha interessato perfino l’Italia e la stessa capitale del cattolicesimo. La Fondazione Heydar Aliyev ha infatti promosso e finanziato il restauro delle catacombe di San Sebastiano, a Roma. Il restauro delle catacombe dei Santi Marcellino e Pietro in Vaticano, invece, è stato realizzato nell’ambito di un accordo bilaterale tra la Fondazione Heydar Aliyev e la Santa Sede.
Il governo azerbaigiano afferma dunque che tale opera di valorizzazione del patrimonio storico e culturale continuerà anche nei territori del Nagorno Karabakh che torneranno sotto la sua giurisdizione, in forza dell’accordo di pace recentemente sottoscritto con la mediazione della Russia.
Giordano Merlicco